Il Basti di Nagasaki

di Simone Conti

Vi ricordate del Chahan? il riso che contiene 5 cucine? Quest’oggi vi presento un piatto simile ma diverso: il Basti.

Il Basti è un piatto della cucina Shippoku nella prefettura di Nagasaki: quando il Giappone aveva ancora i confini chiusi, l’unico punto di contatto con l’estero si trovava proprio a Nagasaki e lì si creò una cucina che riuniva la cucina giapponese, cinese e occidentale il cui piatto più rappresentativo era una zuppa con
una rete di pasta sfoglia: Basti appunto.

Vi sconsiglio di provare a farlo perche questo piatto è stato preparato da un cuoco con una tecnica di cucina tutta sua chiamata Cross Knives ossia un utilizzo del coltello tutto suo. Gli ingredienti sono zenzero, erbe aromattiche, spezie, pinna di squalo, burro, ravioli e tanto altro. Questa è la ricetta: prima di tutto ha usato un kukri, un coltello che viene usato sia come coltello da lavoro che come arma, e lo ha usato per tritare finemente lo zenzero e le erbe aromatiche che ha gettato in un brodo di ossa di pollo. Le spezie sono state scaldate nell’olio ed hanno sprigionato ingredienti attivi e fragranze. La pinna di squalo invece (un’ingrediente di cucina cinese) è stata riempita dagli artigli Bokuryu che venivano usati da una stirpe di assasini in un punto oscuro di un’epoca cinese e in ognuno di quei artigli ci sono le 5 componenti del gusto: amaro, acido, dolce, salato e umami.

Al momento dell’assaggio, i giudici sono rimasti stregati: la rete di sfoglia (caratterizzata dalla presenza del burro grattugiato unito alla farina forte e debole che ha reso il composto croccante e leggero) è francese, la pinna di squalo è cinese e il brodo di pollo è stato aromatizzato con spezie indiane, e non è finita qui. Dentro il ripieno c’è pure un Raviolo italiano con un segreto all’interno: il Dondurma (ciò che i giapponesi chiamano il gelato turno), la cui l’elasticità si ottiene con una farina della radice di una pianta chiamata Salep.

Purtroppo questo piatto non è stato all’altezza del Chahan alle cinque cucine perchè secondo un giudice con un palato molto fine il sapore all’interno era vuoto, cosa di cui il cuoco deve essersene reso conto: ha continuato a rubare gli utensili agli altri per non pensare di non avere una sua personalità con cui arricchire i piatti.

Simone Conti